Pubblicata sul sito di Banca d’Italia una nota sui “Fallimenti d’impresa in epoca Covid”, curata dai ricercatori della  banca centrale della Repubblica italiana.

Sin dall’inizio della crisi economica determinata dalla pandemia, si è diffuso il timore che essa avrebbe determinato un’ondata di fallimenti d’impresa.

Tale timore ha portato all’adozione di un vasto insieme di misure di sostegno alle imprese che si sono affiancate a interventi volti a «congelare» i fallimenti.

Il lavoro dei ricercatori della Banca d’Italia  fornisce una stima della relazione tra fallimenti e ciclo economico e formula una previsione circa la loro possibile evoluzione nell’immediato futuro.

Secondo le  stime dei tecnici della banca centrale, la forte contrazione del PIL registrata nel 2020 porterà a un aumento di circa 2.800 fallimenti entro il 2022. A questi potrebbero aggiungersi altri 3.700 fallimenti «mancanti» del 2020 che non si sono realizzati per gli effetti temporanei della moratoria e delle misure di sostegno.

Per effetto della contrazione economica del 2020, il numero di fallimenti atteso dovrebbe aumentare di circa 6.500 unità nei due anni successivi (di cui una quota significativa si dovrebbe materializzare già nel 2021). In base alle elasticità stimate, la crescita economica prevista per il 2021 e 2022 compenserà questo aumento per quasi un quinto.

Tali previsioni, tuttavia, vanno interpretate con cautela: da un lato, potrebbero essere sottostimate, nella misura in cui la caduta eccezionale del PIL comporterà un aumento maggiore di fallimenti rispetto a quanto stimato da precedenti fasi recessive; dall’altro lato, potrebbero essere sovrastimate se le misure di sostegno adottate e l’intensità della ripresa economica saranno capaci di aiutare le imprese a fronteggiare la difficile fase congiunturale.

Fallimenti d’impresa in epoca Covid

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